Una stagione di cambiamenti profondi/Riflessioni sul libro di Maria Grazia Melchionni

Oronzo Reale e il varo del centrosinistra

di Francesco Nucara

Il libro di Maria Grazia Melchionni, "Oronzo Reale", per i tipi Marsilio, ci consente di ripercorrere la vita di una personalità di primissimo piano del Partito repubblicano che ha segnato la politica del nostro secondo dopoguerra. Dagli anni dell’antifascismo a quelli dell’esperienza di governo, dove Reale divenne ministro della Giustizia, la disamina del periodo che va dal 1958 al 1964 ricostruisce quella che fu una svolta importante per il Paese così come lo fu per il Partito repubblicano. L’ingresso del partito socialista al governo, solo in senso lato può coincidere con l’esigenza di una modernizzazione del paese che pure Reale e La Malfa volevano conseguire. Il governo Tambroni, appoggiato dai monarchici e costruito su un mero impianto conservatore, aveva già provocato uno scontro frontale con la sinistra dagli esiti devastanti. La sommossa di Genova, gli scontri gravissimi in Emilia Romagna rappresentano i sintomi degenerativi di un’esperienza politica che il Pri voleva archiviare. La stessa società italiana nel suo complesso chiedeva di emanciparsi profondamente, tanto che la Democrazia cristiana si trovò presto messa alle strette. Fu merito di Reale e di La Malfa la strategia di guadagnare il Partito socialista alla piena causa democratica, sottraendolo all’influenza del Pci, come fu merito di Moro e Fanfani il voler accettare la sfida. Lo scenario internazionale era promettente. Il XX congresso del Pcus aveva avviato un processo di destalinizzazione dell’Unione sovietica; successivamente l’elezione di Kennedy alla presidenza statunitense imprime un’accelerazione decisiva ad un nuovo equilibrio politico in Italia. Si comprendono anche, visto il drammatico quadro politico francese all’indomani della guerra di Algeria, i rischi che possono provenire da un moto reazionario capace di agitarsi ancora nel profondo di un paese. Tuttavia è evidente, dalla stessa analisi retrospettiva compiuta da Reale nelle conversazioni con la Melchionni nel 1985, quali siano le numerose controindicazioni al processo politico avviato. Su queste bisogna riflettere. La prima di esse è l’opposizione liberale, che riesce a raccogliere un vasto consenso anche se a volte semplicemente demagogico. La seconda è l’uscita di Pacciardi dal Partito repubblicano. E vi sarà anche una resipiscenza democristiana di ritorno che avrà i suoi effetti, magari più diluiti nel tempo. Il successo elettorale del Pli, contrario al centrosinistra, dimostra come nel paese sia comunque forte il sentimento di diffidenza verso un tentativo politico che subirà non poche sconfitte da lì in avanti; e il Partito repubblicano in primis ne pagherà subito il prezzo in termini di consensi. Poi sia Reale sia La Malfa si rendono conto dell’importanza di perdere una personalità come quella di Pacciardi alla causa del partito. Tra l’altro, la critica di Pacciardi al centrosinistra, a posteriori, per quello che riguarda l’aumento del peso dello Stato sulla società italiana e il destino di Aldo Moro, si rivelerà profetica. Lo stesso Ugo La Malfa, nella sua intervista ad Oriana Fallaci del 1974 per "L’Europeo", disse che "il centrosinistra fece marcire l’Italia": dal che ci si accorge pure di come, da premesse positive, scaturì un’involuzione dolorosa. Quello che si guadagnò sotto il profilo della tenuta democratica del sistema, si perse in efficienza. La stessa intenzione di reperire risorse per lo sviluppo, con la politica dei redditi, non ha saputo evitare una dispersione delle stesse nei rivoli della spesa pubblica.

Resterebbero poi da valutare gli epigoni del centrosinistra, dalle "convergenze parallele" di Moro al "pentapartito" fino al "Caf", che Reale non ebbe il tempo di vedere. Eppure non c’è dubbio che il Pri non potesse prendere una strada diversa da quella percorsa. L’esperienza fu fondamentale per il Paese e consentì di affrontare e superare le principali sfide che arrivarono sia sul fronte interno sia su quello internazionale. E pure non tutte furono vinte. Soprattutto, il centrosinistra non è uno schema valido per ogni occasione e non può esentarsi dalla stessa revisione autocritica di cui un amareggiato Ugo La Malfa nel 1974 pose la premessa. Bisogna considerare che mentre una parte della sinistra seppe emanciparsi e trasformarsi democraticamente, una parte non meno consistente scelse un profilo radicale ed estremista. Un processo che, come sapeva bene Reale, cominciò nel 1968, e i cui effetti ancora si fanno sentire a distanza di quasi cinquant’anni da quella data.

Leggere l’intervista che la Melchionni ha sapientemente "gestito" per definire il meglio di una "storia orale" di quasi tutto il dopoguerra, significa conoscere particolari di vicende ormai storiche che hanno attraversato la politica italiana per mezzo secolo.

L’occasione per una rilettura c’è stata offerta dalla commemorazione di Reale avvenuta il 23 gennaio scorso nella Sala del Mappamondo della Camera dei Deputati.

Un vero peccato che il libro sia ormai introvabile.

Alla professoressa Melchionni, il merito di averci fatto scoprire anche i lati umani di Oronzo Reale spesso sconosciuti agli stessi repubblicani. Quanto bisogno ci sarebbe oggi della sua cultura, non predicata ma attuata, e del suo carattere, calmo ma altrettanto fermo.